Decreto crescita, salta il prolungamento. Doccia gelata per le squadre di calcio
Brutta botta per il calcio italiano. Secondo indiscrezioni provenienti da fonti governative, sembra che la disposizione che prorogava gli sconti fiscali per gli sportivi, inclusi i calciatori stranieri, fino a fine febbraio sia stata cancellata dalle bozze iniziali del decreto Milleproroghe. La notizia sullo stop immediato al Decreto Crescita rappresenta un duro colpo per le squadre di Serie A, che avevano pianificato di sfruttare la prossima finestra di mercato invernale per beneficiare ancora delle agevolazioni in entrata o per estendere contratti in scadenza, usufruendo ancora degli sconti fiscali. La mini-proroga sarebbe stata eliminata a seguito di una “accesa discussione” durante il Consiglio dei Ministri.
Le squadre del campionato italiano dovranno quindi affrontare le restrizioni previste dall’entrata in vigore, a partire da gennaio, di uno dei decreti legislativi attuativi della delega fiscale. La Lega ha espresso soddisfazione per la decisione, definendo “immorali” gli sconti fiscali e incoraggiando gli investimenti nei “giovani italiani” anziché sugli stranieri considerati sovra-pagati e spesso poco performanti. Quando sembrava che il pericolo immediato fosse stato scongiurato, il calcio italiano subisce ora (esattamente dal 1 gennaio 2024) un brusco dietrofront da parte del governo sul fronte del Decreto Crescita. Questa scelta potrebbe avere un impatto significativo sulle finanze e sulla futura competitività dei club di Serie A.
Il Decreto Crescita con i suoi vantaggi fiscali per i giocatori arrivati dall’estero permetteva ai club italiani di poter pagare stipendi più competitivi valorizzando l’intero sistema calcio. In particolare la legge che ora finirà nel dimenticatoio prevede vantaggi fiscali per chi sposta la propria residenza in Italia, con i redditi prodotti nel nostro Paese che vengono pesati solo al 50% in termini fiscali, con l’obbligo di essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti al trasferimento in Italia, l’obbligo di permanenza per due anni dopo il trasferimento e lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano. Sul tema si era espresso negli scorsi giorni Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia: “Vai anche a mortificare la competitività del calcio italiano. Se tu oggi hai possibilità di avere Lukaku…gioca con la Roma, no? Lukaku cor cavolo che lo pijavi! Hai capito qual è il problema? Mourinho non lo pijavi! Perché Mourinho si avvale di questa norma. Hai capito? Così crei un danno alle società: senza Mourinho e Lukaku la Roma è morta”.