Anna Adelusi si racconta: dalla “caduta” al trionfo europeo, fino alla maglia azzurra

(Laerte Salvini per iVolleymagazine.it) Toccare il cielo con un dito, anche dopo essere caduti pochi giorni prima. Ritrovare la sicurezza, la lucidità e l’energia per affrontare Chieri e scrivere un finale diverso. Nel percorso della Roma Volley, l’ultima pagina della stagione porta il nome di Anna Adelusi: protagonista con coraggio e concretezza, ha spinto la squadra verso la conquista della Challenge Cup, un trofeo europeo che mancava da quasi trent’anni nella Capitale. Un riscatto personale arrivato nel momento più delicato della stagione, che l’ha condotta fino alla chiamata di Julio Velasco per i primi raduni in azzurro. La fiamma che ha acceso Roma ora guarda avanti, verso nuovi obiettivi da inseguire con la maglia della Nazionale.NUOVI INIZI – In attesa del prossimo campionato, gli impegni con il gruppo seniores segnano un nuovo inizio, un atto di fiducia: “Sì, innanzitutto parto col dire che non me l’aspettavo – ci racconta Adelusi – Non avendo giocato tantissimo durante questo campionato, non pensavo potesse arrivare questa chiamata: già questo, di per sé, è stato motivo di grande emozione. Poi queste settimane – ormai è passato quasi un mese tra inviti e i primi due collegiali – le sto vivendo molto bene. Man mano stanno arrivando sempre più ragazze, il livello si alza di continuo, quindi ci sono stimoli da ogni punto di vista. È sicuramente una bellissima esperienza: abbiamo modo di lavorare con allenatori e preparatori atletici di altissimo livello, per cui si lavora intensamente sia in campo sia nella parte fisica. Questo ti permette davvero di vedere la nostra attività sportiva a 360 gradi, ed è una cosa stupenda”.RISCATTO – L’esperienza da schiacciatrice non è stata semplice, quasi un limite, vedendo poi quanto Adelusi abbia inciso nella corsa salvezza una volta impiegata da Cuccarini nel ruolo che l’ha vista vincere l’europeo con l’under 22 soltanto un anno fa: “Sapevamo benissimo che il ruolo di banda sarebbe stato impegnativo, perché già di per sé è complesso. C’è stato molto lavoro durante gli allenamenti, ma sappiamo bene che l’allenamento non è mai il riflesso fedele della partita: mancano certe situazioni, certe dinamiche che puoi vivere solo in campo. Ho fatto fatica, è vero, ma non mi aspettavo qualcosa di diverso: affrontare un ruolo nuovo in un contesto così competitivo richiede tempo. Essendo il mio primo anno in questo tipo di campionato, ero consapevole di potermi imbattere in difficoltà. Poi, quando sono stata impiegata nel ruolo che ho sempre ricoperto – quello in cui mi riconosco – è stato un po’ più semplice. Non che ci sia nulla di facile, però certi movimenti ti tornano naturali, è come se fossero memoria muscolare. Anche a livello di spostamenti in campo, nella gestione di alcune situazioni, mi sento sicuramente più preparata rispetto a quando sono in banda.A tutto questo si è aggiunta anche una forte componente emotiva: avevo voglia di riscattarmi, e la situazione critica che vivevamo come squadra a Roma mi ha dato ulteriore motivazione. C’era una forte volontà di fare bene e ho cercato di sfruttare al massimo l’opportunità che mi è stata data”.
AMICIZIA – Adelusi è stata il cuore di Roma Volley, apprezzata da un gruppo che nonostante le sconfitte non si è mai scalfito, restando unito fino alla soddisfazione della Challenge conquistata: “Quella appena conclusa è stata, sotto questo punto di vista, una delle stagioni più particolari. Tendenzialmente, quando le cose non vanno bene, all’interno del gruppo squadra si tende ad allontanarsi. Non è scontato andare tutti d’accordo: siamo 14 persone con caratteri diversi, è quasi impossibile che fili tutto liscio. Invece, quest’anno mi ha stupito in positivo. Nonostante le difficoltà, cercavamo sempre di restare uniti, di sostenerci a vicenda. Anche dopo le sconfitte, trovavamo momenti per stare insieme la sera, per parlarci. C’era una bella serenità di fondo. Credo che questo sia ciò che ci ha dato la forza, soprattutto nel finale, quando tutto sembrava crollarci addosso. È come se quell’unione ci avesse dato un’energia inaspettata.Anche da quel punto di vista, la lingua non è mai stata una vera barriera. Cercavamo in tutti i modi di coinvolgerci, di capirci. Questo per dire quanto fosse forte il gruppo: non si escludeva nessuno. Cercavamo sempre una connessione anche al di fuori della pallavolo. C’era un bel feeling”.L’AFFETTO DI ROMA – “Il ritorno a Roma di quest’anno è stato molto diverso dalla prima volta. Quando ho vissuto la promozione in A1, era l’anno del Covid: niente tifosi, giocavamo a Fonte Meravigliosa, un palazzetto piccolo, un ambiente molto diverso.Quest’anno, invece, il “Branco” è stata una sorpresa meravigliosa. Giocandoci contro lo avevo visto, ma viverlo da dentro è stato incredibile. L’amore che ci hanno dimostrato durante l’anno è stato enorme. In altre piazze, quando le cose vanno male, i tifosi si allontanano, smettono di tifare o non vengono più alle partite.Invece, dopo la retrocessione, loro sono venuti in 30 a Torino per la prima gara di Coppa. Una finale infrasettimanale, dopo una delusione enorme. Non ce lo aspettavamo.Negli ultimi giorni di stagione il palazzetto era strapieno. È stata un’emozione che difficilmente dimenticherò. Inoltre conoscevo già l’ambiente per via dei cinque anni nel giovanile, quindi mi sentivo a casa. Ho ritrovato quel senso di famiglia che avevo lasciato.È stata davvero una grandissima emozione. Anche perché, dopo una stagione complicata, questo successo ha quasi “mascherato” i momenti negativi. È stata una bellissima sensazione, soprattutto perché non ce l’aspettavamo fino in fondo”.OBIETTIVI – Con la Nazionale Adelusi ritrova tante protagoniste delle varie selezioni giovanili, con la speranza di restare quanto più a lungo con i colori dell’Italia indosso:“In questo collegiale conosco quasi tutte le ragazze. Tra giovanili e club, ci siamo già incrociate spesso. Ritrovarsi dopo tanto tempo è stato bellissimo, anche perché durante la stagione non sempre si ha modo di chiacchierare, magari solo dopo le partite. Invece qui è stato un po’ come fare un tuffo nel passato. Ci siamo raccontate tante cose, ed è stato davvero bello.Il primo obiettivo è proprio questo: continuare a indossare questa maglia, perché per me è un sogno grande. Ma soprattutto voglio vivere appieno ogni cosa bella che questa esperienza mi può offrire. Voglio farne tesoro, perché non è un’occasione che capita tutti i giorni. Vorrei fare quanta più esperienza possibile. Intendo proprio esperienza di campo, perché l’ho provato sulla mia pelle: non si può crescere davvero se non si gioca.Il mio augurio è quello di trovare spazio, di potermi esprimere. Questo è il regalo che vorrei farmi”.